Sta nascendo a Torino il cinema di seconda generazione, scritto, realizzato e distribuito in rete da una comunità creativa di cyber-cinefili. Il progetto si chiama CineTma (www.cinetma.org) e sta per essere lanciato da Finpiemonte e Regione Piemonte nell’ambito della più vasta “Piattaforma creatività”.
Si tratta di un’iniziativa che scommette su una prospettiva di sviluppo nuova e sostenibile per l’industria cinematografica: realizzare un lungometraggio in cui lo script, il casting, la colonna sonora, ma anche le scelte di investimento e distribuzione, siano il frutto della collaborazione di tutti gli appassionati, i quali, impiegando la loro creatività attraverso una piattaforma di interazione web, possano re-impossessarsi del prodotto cinematografico. Anche il processo di editing video, grazie ad una nuova tecnologia open-source sviluppata dal Politecnico di Torino, potrà essere realizzato in streaming, permettendo a diversi montatori delocalizzati di intervenire in maniera congruente e coordinata sullo stesso materiale.
È noto come il web, riducendo il numero di intermediari, offra già interessanti opportunità per chi ha buone idee ma mezzi limitati per proporle.
Se l’obiettivo, però, è la ricerca di un canale di distribuzione che assicuri veramente la diffusione più efficace del prodotto creativo verso i fruitori, piuttosto che garantire al produttore e al distributore il recupero dei propri costi, è ancor più necessario re-inventare il modello di creazione stesso.
È ciò che hanno cominciato a fare i promotori del progetto CineTma, dando seguito all’esperienza pilota di “A Swarm of Angels“, con la quale è nato e si va sviluppando il movimento denominato “Cinema 2.0”. La parentela con il modello del web 2.0 è evidente: si offre infatti l’opportunità al fruitore del prodotto creativo di interagire con esso, completarlo, migliorarlo, crearne di nuovi a partire da essi. L’esempio più virtuoso di questa forma di produzione “sociale” e non orientata in modo esclusivo al mercato è certamente Wikipedia, l’enciclopedia libera on-line.
Nel caso del Cinema 2.0, tuttavia, il processo non si esaurisce nella creazione collaborativa di contenuti on-line, ma coinvolge attività off-line che implicano l’utilizzo di risorse umane e materiali relativamente costosi da reperire sul mercato.
Tutto questo riguarda la fase di produzione vera e propria del lungometraggio: a differenza di quanto avviene nell’industria cinematografica tradizionale, i partecipanti al progetto CineTma ne diventano anche soggetti finanziatori, ciascuno investendo una piccola somma (attorno ai 35€) che, moltiplicata per tutti coloro che vorranno credere nel progetto, può assicurare al film il budget necessario per produrlo, raramente inferiore a 600.000€.
Non si tratta certo di un espediente per dare origine a una forma di azionariato dal basso e raccogliere fondi, bensì per ottenere partecipazione. La Regione Piemonte non intende offrire la promessa di un guadagno, ma un’esperienza unica, unita alla possibilità di poterla replicare grazie anche ai possibili utili derivanti dalla distribuzione del film attraverso canali a pagamento paralleli al web.
Il prodotto così realizzato verrà rilasciato in forma digitale su internet, sotto licenza Creative Commons, insieme a tutto il materiale audio/video originale, divenendo a sua volta risorsa per creazioni future. Questa forma collettiva di proprietà dovrebbe infatti abilitare una modalità di distribuzione coerente con la natura pubblica e non esclusivamente consumistica del prodotto culturale, che ne consenta e ne incoraggi la riproduzione e il riutilizzo.
Ma non si escludono ulteriori forme di uso commerciale, come quelle identificate dalla Universal Pictures, che ha accettato di distribuire in sala nel dicembre 2006 “Star Wreck: In the Pirkinning”, convinta dal massiccio numero di downloads registrato dal film in appena un anno di distribuzione digitale sul web con licenza Creative Commons.
Attraverso un ampio ventaglio di iniziative, di cui il progetto CineTma costituisce un esempio, Torino e la Regione Piemonte stanno puntando per il proprio futuro sulla promozione dell’accessibilità ai prodotti della creatività, dotandosi degli strumenti per governarne l’impatto sullo sviluppo economico dei prossimi anni. Per esempio, un Centro Studi multidisciplinare su internet insediato al Politecnico, un progetto di digitalizzazione degli archivi audiovisivi, un “Servizio Licenze Libere” per la tutela della proprietà intellettuale ispirata a principi di condivisione, e, sul fronte delle infrastrutture, un accordo con Telecom Italia per diffondere la banda larga su tutto il territorio regionale.

Irene Cassarino, Ingegnere gestionale e dottoranda di ricerca al Politecnico di Torino