Nell’ambito di Frontiers of Interaction 2010 è stato presentato a Roma, il II Rapporto sulla Cultura dell’Innovazione in Italia, l’indagine realizzata dalla Fondazione Cotec in collaborazione con l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR e il magazine Wired. A coordinare l’evento, Riccardo Luna, direttore di Wired.
Quest’anno, il rapporto presenta uno specifico approfondimento, relativo alle differenze di genere.
La presentazione della cultura dell’Innovazione in Italia, si apre con una breve intervista- video della Montalcini: “ho molta fiducia nel capitale umano. Sono stati tanti anni all’estero e torno consapevole della ricchezza del nostro paese”. Il corpo faccia quello che vuole, io sono la mente”. Incisivo preludio per un convegno sul ruolo dell’innovazione nel progresso sociale, economico e culturale di un paese.
A presentare, il rapporto, Sveva Avveduto del COTEC che ci ricorda come enti internazionali dall’entità di UNESCO e OCSE, si dedicano da anni a valutare “l’impatto di genere” sulla realtà economico-sociale delle nazioni.
Da un campione di 4000 intervistati, tramite la modalità CATI (Computer-Assisted Telephone Interviewing), uomini e donne dai 30 ai 44 anni, è risultato che l’82% degli Italiani ritiene che l’innovazione tecnologica abbia migliorato la qualità della vita delle donne.
Prevalgono tuttavia determinati stereotipi, sebbene in fase di superamento: preferenza delle donne per gli studi umanistici rispetto all’area scientifica.
Istruzione, condizione socio-economica del territorio, di residenza,attivazione di politiche di genere mirate, contribuiscono ad attenuare o incrementare il “gender divide”.
Inoltre, come si legge nella prefazione del rapporto sono emersi con forza due dati: “ questa generazione ha adottato Internet quasi al cento per cento e bene al di là dei limiti ancora forti di connessione in molte zone del paese. Secondo dato, la netta contrarietà al nucleare e propensione verso le energie rinnovabili.
Cambiamento, innovazione, progresso, tutti concetti che si declinano “al positivo” se è in atto nella società una trasformazione culturale e la consapevolezza della stessa.
Stupisce un dato: in tempi di crisi, quindi di tagli all’economia, il 29% degli italiani è incline a che siano gli uomini a conservare il posto di lavoro, piuttosto che le donne. Probabilmente eco di una situazione storica che nonostante i progressi, vede ancora l’uomo al centro del ciclo produttivo di un paese.
La filiera tecnico-industriale è a rischio, proprio per mancanza di capacità di innovazione delle aziende: “ L’efficacia dell’azienda non deve essere legata alla fisicità del luogo del lavoro (richiamo all’attuazione di politiche volte alla flessibilità, al telelavoro, misure invocate per le donne, ma non solo) dichiara Pietro Scott Jovine, amministratore delegato di Microsoft Italia, siamo noi che chiediamo ai dipendenti di cosa hanno bisogno così incentivare best practices aziendali.
Tra gli elementi che favoriscono il rientro delle donne al lavoro e la gestione della cosiddetta “work balance life”, la realizzazione di asili-nido, all’interno dell’azienda, incremento del part time e facilitazione per il part time.
Fondamentale il contributo dei giovani all’innovazione:,Salvo Muzzi della Working Capital, iniziativa con cui Telecom Italia in collaborazione con la società di Advisory dPixel si rivolge al mondo universitario e all’imprenditoria giovanile si fa portavoce dell’apporto innovativo e tecnologico dei giovani.
Un vero tour per gli atenei italiani in cerca di talenti da scoprire e da supportare tramite borse di studio e contratti di ricerca: “Quest’anno verranno erogate 20 borse di studio con il valore singolo di 20 milioni. Non è importante dove studiano, ma come fare progredire le loro competenze e capacità, risorse uniche e inestimabile del capitale umano, evocato dalla Montalcini”. “
Permangono le differenze di genere, legate alle scelte universitaria, ma la linea attuale tende a sfumarnee i contorni, avviandosi così a un riequilibro di genere, in campo formativo e pertanto professionale.
Riccardo Luna durante la conduzione lancia e rilancia due temi rivolti proprio alla maggiore diffusione di Internet: liberalizzazione del WI-FI, come nel resto d’Europa e insegnamento dell’uso didattico di Internet.
Titubanza generale rispetto alla didattica multimediale poiché si privilegia la visione del bambino, per sua natura, digital, in grado di insegnare all’adulto, capovolgendo così il paradigma docente-discente. Ma siamo sicuri che insegnare Internet nelle scuole si riduca a puro tecnicismo?
Forse la didattica multimediale coinvolge in modo più pervasivo le capacità dello studente in piena fase di formazione che deve essere consapevole che una ricerca su Internet non si risolve nel “copia e incolla”. “Out of the box”, oltre gli schemi, ci ricorda, Roberto Buonzo (creatore piattaforma italiani di frontiera), solo attraverso una lettura propositiva e fuori dalle convenzione è possibile giungere alla vera innovazione, intesa non solo in termini tecnologici, ma soprattutto culturali. Semi virtuali e virtuosi di un gene italiano, non ancora modificato.
Oltre il genere, la tecnologia e l’innovazione: la rivoluzione culturale, come lo dimostra la risposta di 4000 utenti al concoro Nokia apps to be wired.