L’IA non solo potrebbe far aumentare il tasso di occupazione, ma potrebbe eliminare i lavori pesanti e pericolosi creandone di nuovi più umani e creativi. Questo comporterà la necessità di investire sulla formazione in modo trasversale partendo dalle scuole primarie, alle università alla formazione aziendale per il reskilling di lavoratori e managers.
Sono queste le principali conclusioni emerse dal secondo workshop del ciclo di incontri “Intelligenza Artificiale: opportunità e sfide per imparare a utilizzarla”, sull’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nel contesto sociale ed economico del nostro Paese, che ha trattato il tema de “L’Intelligenza Artificiale e il futuro del lavoro tra automazione e nuove skill professionali”.
“Bisognerebbe auspicare ad un nuovo umanesimo del lavoro, una vera e propria transizione digitale culturale ed eliminare la narrazione tecnofoba, perché nessun algoritmo licenzia qualcuno”, così esordisce Marco Bentivogli, ex segretario generale Fim-Cisl, e oggi coordinatore di BASE, per spiegare che se da una parte la tecnologia sta cancellando alcune mansioni vecchie, dall’altra invece ne sta creando tantissime altre meno ripetitive e meno pericolose. L’IA è una straordinaria occasione di crescita delle imprese ed è proprio la mancanza di tecnologia a far male all’occupazione.
È d’accordo anche Fabio Moioli Head of Consulting di Microsoft, che afferma come l’IA va considerata una tecnologia di uso generale, e seguirà un’evoluzione simile a quanto successo all’elettricità in passato. Come l’elettricità infatti, l’IA sarà utilizzata sempre di più in qualsiasi processo e attività umana. Provocherà il superamento di alcuni lavori, ma se ne creeranno nuovi attraverso l’ideazione di nuovi servizi, nuove esperienze, e nuovi modelli di business.
Ed è da ciò che deriva che investire sulla formazione e sulle competenze dei futuri lavoratori diventa una necessità prioritaria. Lo sviluppo delle competenze è la sfida centrale per i prossimi anni.
Giovanni Miragliotta Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, afferma infatti che a 15 anni da oggi ci sarà in Italia una carenza di offerta di lavoro di circa 1.5 milioni a fronte di una domanda di 3.3 milioni sempre in aumento, solo per mantenere l’attuale crescita del tenore di vita. Con questo gap di posti di lavoro quindi, investire in nuove tecnologie e puntare sull’IA, non solo non comporta rischi per l’occupazione, ma, al contrario è una vera e propria necessità per mantenere gli attuali livelli di sviluppo economico.
Marco Ferretti Vice Presidente CINI, fa notare che per risolvere il gap del 35% di mancanza di laureati ICT, non ci si può solo concentrare sui canali di formazione primaria, ma sarebbe bene farlo anche sulle politiche di reskilling aziendali. Solo con un buon investimento in formazione, che coinvolga l’intera società, si potrà stimolare la creazione di altri mestieri e lavori.
D’accordo è anche Marco Famiglietti People and Business Partner di Enel Global Digital Solutions, che espone le azioni di Enel volte sia all’inserimento di nuove figure professionali all’interno dell’azienda, che all’investimento sul reskilling e upskilling dei propri dipendenti, rimarcando il fatto che “sarebbe impossibile pensare di portare avanti una strategia di transizione digitale puntando solo sull’inserimento esterno di competenze nuove”, lasciando indietro la grande massa degli attuali lavoratori che costituiscono il vero motore dell’azienda.
Guido Di Fraia Prorettore e CEO del laboratorio sull’IA dello IULM, spiega inoltre come bisognerebbe intendere la formazione sull’IA in modo trasversale, puntando anche ai settori come il marketing e la comunicazione. Formare nuove figure ibride, dei veri e propri “mediatori culturali” che sanno ciò di cui ha bisogno il mercato, potrebbe aiutare le imprese con percorsi di up e reskilling. Lo IULM Lab si sta muovendo in tal senso per portare la cultura dell’innovazione nelle imprese.
“L’Up e il Reskilling sono una bella sfida da affrontare”, lo afferma Eleonora Faina Direttrice di Assintec-Assinform, che spiega l’importanza anche di creare una maggiore collaborazione tra pubblico e privato per giungere a una “formazione certificata” che dia garanzie a lavoratori ed imprese.
La formazione, dunque emerge unanimemente come elemento essenziale dello sviluppo delle nuove tecnologie nel contesto socio-economico. “Ed è proprio in questo contesto – conclude il direttore della Fondazione COTEC, Paolo Di Bartolomei – che si vuole inserire il Corso “Elements of AI” promosso da COTEC, che si pone l’obiettivo di fornire elementi di conoscenza fondamentale sull’IA a chiunque, per contribuire a creare quella cultura di base, quell’ecosistema, che possa permettere una introduzione pervasiva e produttiva di questa nuova tecnologia.”
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