Chi, in un pomeriggio dell’autunno del 2003, si fosse trovato nei pressi della Triennale a Milano, si sarebbe imbattuto una ventina di persone da me radunate attorno ad un tavolo del bar, impegnate in una discussione animata, dalla quale avrebbe potuto carpire espressioni inusuali, come ad esempio “design democratico”. L’esigenza cioè di imprimere nuovi contenuti al concetto di design, ribaltando l’idea diffusa che si tratti di una disciplina rivolta ad un’élite, dal sapore esclusivo, limitata ad una cerchia ristretta di utenti. A quel bar sedevano alcuni tra i più innovativi designer italiani, intenti a partorire – senza ancora averne una precisa cognizione – un progetto che alcuni anni dopo avrebbe raggiunto il mercato con il nome di Eureka Coop.
La mia idea era quello di trasformare oggetti di uso quotidiano in piccole invenzioni, per le quali non fosse più necessario scegliere tra praticità, gradevolezza estetica e accessibilità di prezzo, caratteristiche troppo spesso considerate incompatibili. Coop, nella persona di Domenico Brisigotti, ha deciso di scommettere sul progetto, tanto da ospitare venti prototipi – ideati da altrettanti designer – in una mostra itinerante che ha toccato i punti vendita della catena nelle principali città italiane. L’obiettivo dell’esposizione era quello di permettere ai consumatori di “toccare con mano” i prototipi, segnalando il proprio gradimento e le eventuali migliorie da apportare. Una sorta di sfida che aveva in palio la realizzazione vera e propria degli oggetti che, secondo un processo anche in questo caso “democratico”, da venti sono diventati dodici. Tutti prodotti di largo consumo, necessari in ogni casa, dallo sturalavandini con pinzetta per recuperare piccoli oggetti, alla spugna da cucina con fessura multifunzione fino allo stendino in plastica con cappottina per proteggere il bucato da pioggia, polvere e rifiuti indesiderati. Con alcune fondamentali differenze rispetto a quelli tradizionali: sono oggetti di design, pratici, spesso multifunzionali, ove possibile realizzati con materiali riciclabili.
Il passaggio dalla fase progettuale all’industrializzazione dei prototipi – realizzato dalla Martini Spa – ha comportato un processo articolato, con un’intensa e progressiva attività di messa a punto. Fino al lancio vero e proprio dei prodotti, disponibili nei punti Coop di tutta Italia a partire da febbraio 2008, con risultati di vendita in alcuni casi addirittura superiori alle aspettative. Ai quali si aggiunge il recente conferimento al Quirinale del Premio Nazionale per l’Innovazione – istituito presso la Fondazione Cotec per concessione del Presidente della Repubblica – nella sezione design italiano.
La collaborazione con Coop, così come quella con Martini, si svilupperà ulteriormente, sempre nell’ottica del “design democratico”, aperto a tutti. Un concetto che segue la scia della migliore tradizione italiana, in cui l’innovazione è fatta di idee e non solo di tecnica. Un’operazione di taglio culturale prima ancora che di mercato e, per questo motivo, destinata a durare a lungo.
Giulio Iacchetti, Industrial Designer