Il settore Difesa, nell’essere committente di sistemi sempre più complessi, innesca ed accelera il progresso scientifico e tecnologico in un elevato numero di settori. Spinge all’integrazione di discipline, sottosistemi e componenti altamente diversificati e ad elevato contenuto tecnologico.
Da sempre, agisce come mano, non troppo invisibile, per l’avvio ed il finanziamento di settori e produzioni, la cui ricaduta nel settore civile, consente, di fatto, l’attuazione di politiche industriali in economie di libero mercato.
Assistiamo oggi ad un’evoluzione di tale ruolo, causata sia dalla progressiva e quasi completata evaporazione dei confini fra applicazioni militari e civili, sia dalla modifica del concetto di “Difesa” in quello di “Security”. Se il primo era chiuso e limitato, il secondo è aperto, altamente dinamico e totalmente pervasivo.
Le nuove tecnologie possono tutte essere considerate afferenti alla “Security”. Sicurezza della persona, delle istituzioni, delle infrastrutture, delle aziende, nazionale o europea. La definizione, in voga fino a ieri, di tecnologie “duali” è, di fatto, superata dai fatti. Le tecnologie, indipendentemente dall’origine, sono comunque utilizzabili in tutti i settori.
L’evoluzione tecnologica si connota infatti come un fronte d’onda dove le tecnologie viaggiano insieme, interagendo fra loro. Molti degli oggetti tecnologici del nostro quotidiano sono la ricaduta nel civile di attività di Ricerca e Sviluppo richieste e finanziate dal settore difesa: transistors, microprocessori, calcolatori, LCD, laser, materiali poromerici, compositi e ceramici sono soltanto alcuni esempi. Oggi le tecnologie si diffondono in modo sempre più rapido in virtù di ritardi fra ricerca di base, dimostrazione, progetti pilota e produzione industriale sempre più brevi. Ciò che fa la differenza è il valore che viene loro attribuito dal cliente finale e dunque il loro prezzo.
Per chiarire quanto affermato, si prenda il grande settore delle nanotecnologie. Il termine, coniato da K. Eric Drexler nel 1986, denomina la branca della scienza e della tecnologia che usa atomi, molecole o macromolecole di dimensioni comprese fra 1 e 100 nanometri, per creare ed individuare modi di uso di strutture, dispositivi e sistemi che presentano caratteristiche del tutto nuove. Un nanometro è pari a un milionesimo di millimetro. Sei atomi messi uno accanto all’altro. Un capello umano ha un diametro di circa 80mila nanometri. Non esiste limite alle applicazioni possibili.
Dalla medicina alla biologia, all’energia, ai nuovi materiali strutturali, i cosiddetti nanomateriali, all’informatica, per citarne solo alcune. La sensoristica nanotecnologica, i cui sviluppi iniziali sono stato finanziati dall’industria farmacologia e biomedicale, consente di effettuare diagnosi estremamente precise, leggere in modo rapido ed accurato sequenze di DNA.
Nella Security, in tempi estremamente contratti, sono stati sviluppati dispositivi che permettono di individuare in tempo reale agenti patogeni per contrastare eventuali attacchi terroristici. Il settore della Difesa-Sicurezza usa tutte le tecnologie disponibili integrando gli investimenti del settore civile, nei casi delle tecnologie già avviate per altri scopi, o fornendo, dove non è ancora maturata la percezione delle opportunità tecnologiche, il capitale di avvio, il cosiddetto “seed money”.
Un esempio del percorso inverso, ovvero dalla Difesa alle applicazioni civili, è costituito dall’attività di sviluppo degli UAV, gli Unmanned Aerial Vechicles, piattaforme volanti “non abitate” cioè senza pilota. Oggi il nostro pianeta viene osservato e monitorato dallo spazio; costellazioni di satelliti come il sistema Galileo permetteranno a breve servizi avanzati di localizzazione. Già vanno definendosi piani aziendali per applicazioni legate alla salute, alla logistica ed anche al controllo del territorio, dei confini, delle acque territoriali. Dove il satellite non è in grado di fornire prestazioni ottimali, ad esempio al di sotto della ionosfera, si ricorrere agli UAV.
Nel ragionare sulle prospettive future occorre sottolineare l’allargamento dell’insieme delle soluzioni tecnologiche disponibili, alla cui dilatazione il settore della Difesa offre un contributo determinante. Oggi non si può più dire che non si fa perché manca la tecnologia. Non è mai accaduto che la tecnologia sia stata innesco di cambiamenti radicali. Si parla di rivoluzione agricola, industriale e post-industriale ma non è mai stata la tecnologia a decidere i cambiamenti.
Li ha sempre e solo permessi.
Giancarlo Grasso, Chief Technical Officer del Gruppo Finmeccanica