Quale industriale non desidera migliorare il proprio prodotto per ampliare il suo orizzonte di vendite? Realizzare un farmaco o un cosmetico completamente puro da solventi, ad esempio, costituisce senz’altro un vantaggio competitivo e può permettere l’accesso a mercati redditizi. Il problema è: come ottenere ciò? Con tecniche convenzionali tale obiettivo non è facile da perseguire. Bisogna innovare.
In quest’ottica, un importante spunto è costituito dai fluidi supercritici, finora poco estensivamente esplorati e dunque poco utilizzati a livello industriale.
Il gruppo di ricerca sui fluidi supercritici guidato dal prof. Ernesto Reverchon, presso il Dipartimento di Ingegneria Chimica e Alimentare dell’Università di Salerno ha competenze ed attrezzature che lo rendono leader in Italia e attore rilevante della ricerca internazionale del settore. Nell’ultimo quinquennio, infatti, si possono contare nel campo più di cento tra comunicazioni e pubblicazioni internazionali, mentre i brevetti depositati sono stati nove, di cui cinque a copertura mondiale.
Le caratteristiche dei fluidi supercritici sono in effetti molto interessanti: essi sono densi come liquidi, ma poco viscosi e altamente penetranti come gas. Inoltre sono modulabili, vale a dire che scegliendo pressione e temperatura alcune proprietà possono essere dosate. Tra questi, il più versatile è l’anidride carbonica, in quanto è economica, atossica, completamente compatibile con i biomateriali, facilmente impiegabile con composti termolabili ed infine idonea a sostituire solventi organici tradizionali.
Come accennato all’inizio, il raggio d’azione dei fluidi supercritici è ampio: si va infatti dal settore farmaceutico a quello cosmetico, dalla scienza nutrizionale alla scienza dei materiali. E i vantaggi in questi ambiti promettono di essere davvero sorprendenti.
Ad esempio, in campo farmaceutico è stato dimostrato sperimentalmente che si può ottenere un principio attivo puro, già in forma di particelle di dimensioni prescelte, ideale per essere inalato, o per essere utilizzato in via transdermica, o ancora confezionato in pasticche. Non solo: grazie ai fluidi supercritici è possibile ottenere farmaci che vengano rilasciati all’interno del corpo (o di un organo) con la velocità desiderata, mantenendo per il tempo necessario la concentrazione ematica costante. E’ inoltre possibile impregnare di opportuni farmaci strutture rigide di forma predefinita. Un tipico esempio di questa applicazione sono le protesi, il cui successo nell’impianto è condizionato da massicce coperture farmacologiche somministrate per via generale. Con l’impiego dei fluidi supercritici, la dose farmacologica potrebbe essere localizzata solo dove necessaria e di conseguenza notevolmente ridotta.
In campo nutrizionale, i fluidi supercritici sono adatti ad estrarre selettivamente sostanze indesiderate, mantenendo le caratteristiche organolettiche del prodotto. Ad esempio, con questa tecnica sono stati eliminati i residui di solventi da oli di semi, è stata dealcolata la birra e persino decaffeinizzato il caffè! All’opposto, con la stessa tecnica è possibile estrarre da determinate sostanze alcuni composti per concentrarli in opportuni integratori nutrizionali. Per scendere nel concreto, a partire da sostanze naturali, è possibile estrarre antiossidanti (polifenoli, vitamine, oli essenziali, principi attivi), o sostanze che contrastano la formazione del colesterolo (tipicamente trigliceridi insaturi).
Le potenzialità dei fluidi supercritici risultano dunque decisamente notevoli. Il considerevole incremento delle conoscenze di base ed applicative degli ultimi anni ha dato risultati molto incoraggianti su scala di laboratorio e talvolta su scala pilota. Nonostante ciò, l’industria non si è ancora avvalsa pienamente di questa possibilità, anzi le resistenze all’innovazione e la carenza di investimenti per lo sviluppo di tecnologie ne hanno frenato le applicazioni industriali, che risultano finora in Italia limitate a poche unità. Questa tipologia di studi necessita invece di collaborazioni con aziende di processo agili, propense all’innovazione tecnologica e alla ricerca di qualità esclusive del prodotto. Solo attraverso questa sinergia le idee e le ricerche possono trasformarsi in competitività.
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