L’Italia può cogliere un’opportunità unica di sviluppo grazie alla sua posizione geopolitica di assoluta centralità per il flusso delle merci dall’Estremo Oriente verso l’Europa. Transitando attraverso il Canale di Suez e sbarcando in un porto italiano, i tempi di trasporto di un container dalla Cina verso una destinazione europea potrebbero ridursi di circa 7 giorni, con risparmio significativo di tempi e costi. I numeri proposti da una recente ricerca divulgata da Ocean Shipping Consultants Ltd dicono che nell’area del Mediterraneo, nella prossima decade, la domanda di movimentazione dei container crescerà di oltre il 75%, con un tasso di incremento medio annuo intorno al 9%. Ricordiamo inoltre la posizione strategica dell’Italia rispetto alle grandi direttrici transeuropee di trasporto come il Corridoio 5, che attraversa l’Europa dal Lisbona a Kiev.
Come si può rendere più attraente “sbarcare in un porto italiano” rispetto alla rotte che portano verso i grandi porti del Nord Europa?
Lo sviluppo dell’intermodalità è un presupposto indispensabile per l’ottimizzazione del sistema dei trasporti, in particolare in Italia, dove si riscontrano, a volte, inefficienze prodotte da una suddivisione modale dei trasporti storicamente sbilanciata a favore del trasporto su gomma, con le sue peculiarità in alcuni casi penalizzanti nei tempi di consegna delle merci e nella puntualità. L’intermodalità deve essere lo strumento per la diminuzione della durata del viaggio. Il semplice miglioramento delle prestazioni delle singole modalità di trasporto, se non supportato da una azione di coordinamento intersettoriale, non è infatti sufficiente a rafforzare l’offerta e rendere più competitivo il Paese. E’ necessario ottimizzare ed equilibrare le diverse componenti a livello infrastrutturale, dei servizi associati e delle condizioni normative e contrattuali, al fine accrescere il valore aggiunto derivante dall’utilizzo dei diversi modi di trasporto.
L’obiettivo di lungo termine è la costruzione di infrastrutture che, ad esempio, permettano di allargare le aree di movimentazione delle merci e lo stoccaggio, opere spesso difficili da realizzare a causa della conformazione geografica dell’Italia, dove i porti sono a ridosso delle aree urbane, a differenza dei grandi porti del Nord Europa ed in particolare dei Paesi Bassi. In una prospettiva temporale più vicina, si devono invece sviluppare tecnologie informatiche e telematiche che permettano la gestione ed il controllo in tempo reale delle informazioni sulle merci trasportate, includendo “l’ultimo miglio”, e di integrare la logistica con i trasporti per offrire servizi a valore aggiunto che rendano più attrattivo l’utilizzo dei porti del Mediterraneo.
Ad esempio, i sistemi di telecomunicazione risultano oggi più che mai un elemento determinante per consentire quel flusso di informazioni continuo tra le società di spedizione, i gestori di terminal ed i fornitori di trasporto (via terra/mare/aria), indispensabile al fine di gestire in modo puntuale ed efficace le spedizioni. Inoltre conoscere lo stato della viabilità e delle condizioni meteo in tempo reale, permette di ottimizzare i tempi di transito, evitando le congestioni, aumentando la sicurezza del trasporto e riducendo l’impatto ambientale complessivo. Anche in questo caso soluzioni tecnologiche avanzate devono supportare l’infrastruttura attraverso sistemi di posizionamento del veicolo, sistemi di navigazione e messaggeria ad hoc. L’utilizzo dei servizi associati al sistema satellitare europeo Galileo sarà certamente centrale per questo aspetto.
Oggi il Porto di Gioia Tauro è principalmente di “transhipment”: le navi scaricano le merci nel porto, da dove vengono subito spedite a destinazione, una sorta di punto di snodo. In realtà è sull’offerta di valore aggiunto che si giocherà la partita del futuro, sulla manipolazione delle merci e sul suo indotto; è in questo settore che bisogna investire!
In tale contesto, la Fondazione Cotec ha voluto promuovere la piattaforma MULTIS “Multimodal freight Transport Interoperable management System”, a cui partecipano primarie imprese italiane nel campo delle tecnologie, dei trasporti e delle infrastrutture, nomi illustri quali quelli di Finmeccanica e di Fiat. Le linee guida del progetto, che intendono perseguire gli aspetti della sicurezza, dell’efficienza e della sostenibilità ambientale, rappresentano tre rilevanti sfide tecnologiche adatte a sollecitare positivamente le più dinamiche ed innovative componenti del tessuto industriale coinvolto.
In particolare, alla luce degli ultimi avvenimenti, si ritiene, che il sistema dei trasporti in generale, ed il sistema ferroviario, in particolare, rappresenta uno tra gli obiettivi potenziali più importanti e appetibili di una azione terroristica ed essere considerato un anello debole nella gestione del sistema intermodale. In questa prospettiva, le tecnologie per la sicurezza nell’intermodalità rappresentano uno strumento indispensabile a supporto della politica di innovazione logistica del paese e possono permettere, se organicamente sviluppate, il guadagno di significativi flussi di traffico.
L’intermodalità rappresenta sicuramente una sfida organizzativa nella quale il Paese ha tutti gli assets umani, tecnologici e gestionali per riuscire ad assumere un ruolo molto importante nel futuro dei trasporti.
Cristina Leone, vice presidente del Comitato sulla Sicurezza di Asd