Dopo un lungo periodo di indifferenza verso la questione ambientale, parzialmente interrotto dall’avvento del cosiddetto approccio ecosostenibile, è il momento di compiere un passo avanti. Vivere e produrre a “impatto zero” non è più sufficiente. Occorre che le nuove installazioni contribuiscano alla riduzione del tasso di inquinamento ambientale, specie nei contesti ad alta densità di popolazione. Seguendo a ruota capitali come Shanghai, Londra, Parigi e Singapore, le principali città italiane si stanno muovendo nella direzione di costruire strade, scuole e ospedali secondo criteri ecoattivi. Realizzati cioè con tecniche e materiali non solo ecosostenibili, ma anche in grado di giovare all’ambiente. La chiave è la fotocatalisi: un fenomeno naturale che, attraverso l’interazione con luce solare e aria, rende innocue molte delle sostanze inquinanti, ossidandole e decomponendole.

La sfida di Global Engineering, nata nel 2000, è quella di sfruttare le virtù della fotocatalisi in diverse applicazioni, prima tra tutte quelle dei rivestimenti cementizi e delle idropitture. Pareti “mangia-smog” realizzate utilizzando i fotocatalizzatori più attivi, come il biossido di titanio, e impiegate per la costruzione o il rivestimento di edifici, strade, gallerie. I vantaggi sono diversi: in primo luogo la neutralizzazione delle sostanze inquinanti nell’atmosfera così come all’interno degli edifici, ma anche la salvaguardia estetica e funzionale, che permette di programmare interventi di manutenzione maggiormente diluiti nel tempo e di impatto più contenuto. Con una durata dei prodotti pari a circa il triplo rispetto a quelli tradizionali. Ecoattività ed economicità viaggiano quindi in parallelo.

L’industrializzazione di queste soluzioni nasce da lontano. In prima battuta dagli studi di ricerca di base effettuati direttamente in sede. Quindi dalle prove “in situ” e dai primi prototipi. Infine mediante la collaborazione scientifica con l’americana Millennium Chemicals. dalla quale Global Engineering ha ottenuto la licenza esclusiva dello sviluppo applicativo e commerciale dei fotocatalizzatori grazie ai quali sono nati diversi marchi per i rivestimenti cementizi fotocatalitici e per le idropitture fotocatalitiche. Con un confronto continuo con le principali realtà scientifiche e di ricerca italiane. Tra queste l’Università di Perugia, i cui studi, coordinati dal prof. Cotana, hanno riconosciuto come il trattamento con prodotti fotocatalitici sulle strade principali e sulle infrastrutture, riducendo sensibilmente la temperatura, garantiscano una diminuzione di CO2 equivalenti dell’ordine di una tonnellata all’anno per ogni trenta metri quadri di prodotto.

I casi di applicazione delle tecnologie ecoattive basate su processi di fotocatalisi sono già molte e a latitudini diverse. Un esempio è quello di un’applicazione ecoattiva per la pavimentazione e le pareti di un tunnel nel centro dell’inquinata area di Shanghai. L’Università di Shanghai, in coordinamento con il Ministero dell’Ambiente cinese, ha operato un accurato monitoraggio del tunnel prima e dopo l’applicazione dei prodotti ecoattivi. Confrontando i risultati con quelli di un tunnel “tradizionale”, si è registrato un abbattimento degli ossidi di carbonio e di azoto superiori all’80%. Per rimanere in Italia, le rilevazioni effettuate con apparecchiature omologate dal Cnr sulla parte trattata del nuovo polo fieristico Rho-Pero di Milano (circa 100mila metri quadri tra pareti e pavimentazioni) ha testimoniato un abbattimento totale della concentrazione di monossido di carbonio nella parte trattata con i rivestimenti ecoattivi. Applicazioni che hanno investito, e investiranno in misura sempre maggiore, le principali infrastrutture urbane come strade, scuole, ospedali.

L’esperienza ci insegna come nei settori che riguardano da vicino la vita dei cittadini sia cruciale il ruolo del settore pubblico. In primo luogo nell’esercizio della domanda pubblica di infrastrutture, capace di imprimere la giusta inerzia nel verso dell’innovazione tecnologica. Ma anche nel contributo all’adozione di un nuovo approccio culturale che faccia della salvaguardia ambientale una priorità condivisa da tutti e, allo stesso tempo, un’opportunità unica per la crescita e il benessere.

Claudio Terruzzi, Amministratore delegato di Global Engineering


[scarica pdf]