Durante l’evento è stato presentato il Rapporto Annuale sull’Innovazione della Fondazione Cotec. Dal Rapporto emerge un’Italia carente in istruzione superiore e in investimenti in ricerca e sviluppo.
Si è svolta oggi a Roma la Prima Conferenza Permanente sull’Innovazione, organizzata dalla Fondazione Cotec in collaborazione con la Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro e patrocinata dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL).

Nel corso della Conferenza, aperta dal Ministro Luigi Nicolais, Presidente della Cotec, è stato presentato il Rapporto Annuale sull’Innovazione.
Dall’istruzione primaria fino agli investimenti delle imprese, dall’apporto della pubblica amministrazione alla performance brevettuale, il Rapporto Annuale sull’Innovazione è il primo lavoro a 360 gradi sul sistema dell’innovazione in Italia. Per la prima volta vengono infatti integrati in un unico studio i dati provenienti da una estesa selezione di fonti informative.

E il quadro che ne emerge per l’Italia non è confortante. Il nostro Paese investe poco in Ricerca e Sviluppo: l’intensità di investimenti rapportata al PIL in questi ultimi anni si è rivelata infatti tra le più basse in Europa, circa la metà rispetto a Francia e Germania. Se si considera inoltre, che nel 2005 la quota di fatturato investita in Ricerca e Sviluppo dalle prime dieci imprese del Paese si ferma al 2,2%, mentre ad esempio raggiunge il 5,5% per la Germania e addirittura l’8,8% per la Danimarca, sembra che la propensione delle imprese italiane ad innovare in questo senso sia ancora scarsa.

Ma quello degli investimenti in Ricerca e Sviluppo non è il solo punto debole evidenziato dal Rapporto della Fondazione Cotec. Anche se guardiamo all’istruzione e alla formazione, parti integranti della filiera “allargata” dell’innovazione, l’Italia non regge il confronto con i Paesi più avanzati d’Europa e del mondo. Il Rapporto denuncia in particolar modo dati poco lusinghieri relativi alla produzione di capitale umano: su 31 Paesi europei l’Italia è al 28º posto per percentuale di popolazione tra i 25 e 64 anni con un diploma di scuola secondaria superiore. E rimaniamo sempre al 28º posto anche se si prende in considerazione la percentuale di popolazione tra i 20 e i 24 anni. Un dato allarmante, che ci allontana dall’obiettivo posto dall’Unione Europea di arrivare a contare, entro il 2010, l’80% della popolazione adulta con un percorso di studi di almeno 12 anni.

Per approfondimenti consulta anche:

Rapporto annuale sull’Innovazione 2006