Nelle tecnologie della vita, che consentono di sviluppare soluzioni altamente innovative e pervasive, si individuano schematicamente quattro grandi aree, ciascuna associata a un colore: rosso (biotecnologie farmaceutiche e mediche), bianco (industriali e ambientali), blu (marine) e verde (agroalimentari). Le biotecnologie intervengono nella realizzazione di nuovi farmaci, in futuro “personalizzabili” sul paziente, di nuovi strumenti di diagnostica precoce, di processi industriali più efficienti e sostenibili, di soluzioni promettenti nell’agroalimentare e perfino di dispositivi per la salvaguardia ambientale. Ovviamente i mercati non stanno a guardare: negli USA le imprese biotech, presenti da tempo, stanno rapidamente sostituendo quelle informatiche nei portafogli di titoli tecnologici quotati in borsa. L’Italia sta tentando di colmare il gap rispetto a paesi europei come Germania e Regno Unito, grazie all’attività di diversi centri di eccellenza.
ProteoGen Bio è nata cinque anni fa come spin-off dell’Università di Pisa per operare nel settore biotech sfruttando una tecnologia originale, attualmente in corso di brevettazione, che permette di immobilizzare proteine su supporti solidi, mantenendo integra la loro funzionalità. Tale tecnologia consente di realizzare dispositivi in cui le proteine vengono fatte funzionare in modo controllato e ad altissima efficienza. Bisogna pensare che, lungo milioni di anni di evoluzione, le proteine hanno continuamente ottimizzato la loro funzione; oggi esse costituiscono i migliori utensili mai prodotti. È chiaro, quindi, il vantaggio di averle come alleate.
ProteoGen Bio è un’azienda trasversale nelle biotecnologie, perché produce dispositivi in diversi “colori”: da quelli “rossi”, attualmente in commercio, che eseguono alcune procedure di laboratorio (digestioni proteiche) in un minuto anziché nelle canoniche otto ore, a quelli “bianchi”, attualmente prototipi, che impiegano proteine di pesce che legano metalli pesanti per decontaminare acque. Nel “rosso”, ProteoGen Bio si sta espandendo con l’impiego di anticorpi per dispositivi diagnostici ad alta specificità.
La produzione e l’uso di anticorpi sono di grande importanza in ambito biotech, per due principali impieghi. Il primo è quello diagnostico: l’anticorpo è come un “cacciatore” in grado di setacciare un campione biologico (ad esempio plasma), alla ricerca degli antigeni “preda”, segnali di una potenziale patologia in atto. Uno strumento, affidabile anche con piccoli quantitativi di antigene, che ben si presta alla diagnostica precoce. Il secondo, non meno utile, è nella purificazione: sfruttando la specificità di legame degli anticorpi è possibile filtrare un campione, estraendo la molecola target con altissima purezza. Per questa strada, per esempio, sarà possibile purificare da agenti patogeni il sangue destinato a trasfusioni.
Per una giovane impresa biotech, alle ardue sfide scientifiche, si aggiungono molteplici difficoltà materiali: dall’allestimento dei laboratori al reperimento delle risorse finanziarie. ProteoGen Bio ha trovato dei punti di forza nell’alta professionalità del suo team, e nella stipula di una convenzione con l’Istituto di Biofisica del CNR di Pisa, che le ha permesso di sfruttare laboratori e strumenti all’avanguardia e di beneficiare di un proficuo scambio di idee coi ricercatori. Per contro, uno dei maggiori problemi è stato l’accesso al credito e ai capitali di rischio, specie in un contesto in cui l’asimmetria informativa è rilevante, e i potenziali finanziatori chiedono ritorni a breve o brevissimo termine, incompatibili coi tempi del biotech, che vedono dai cinque ai dieci anni di fase start-up. Fortunatamente, qui è stato provvidenziale il Fondo rotativo della CCIAA di Pisa, lo strumento che ha permesso di avere, insieme agli sforzi dei soci, le risorse finanziarie necessarie a operare.
Per realizzare innovazione è fondamentale l’apporto dell’intuizione e delle esperienze degli uomini, e sono preziosi gli ambienti di scambio di idee, quali gli incubatori e i laboratori accademici. Occorre allora che l’attenzione sulle giovani realtà, specie verso quelle che operano in settori high-tech, si traduca in un supporto concreto; che vi sia un cambio di mentalità per arrivare, come accade in altri paesi, a finanziare anche progetti promettenti e non solo imprese già avviate, valorizzando il potenziale innovativo di spin-off e start-up come una priorità per la competitività del Paese.

Massimiliano Salerno, Fondatore e Amministratore unico di ProteoGen Bio

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