COMPETITIVITÀ

Le strategie puntano su intelligenza artificiale e digitalizzazione del lavoro

Rompere gli schemi che bloccano lo sviluppo, rallentano i processi, frenano la circolazione del sapere. In tutti i settori, ma soprattutto nella pubblica amministrazione. Una delle chiavi del successo della “recovery” nazionale è nell’innovazione, principio centrale in ogni piano strategico, nelle aziende come in tutte le organizzazioni pubbliche, ma non sempre attutato, spesso osteggiato. È su questo terreno che agisce da 20 anni la Fondazione COTEC, nata nel 2001 con l’obiettivo di rafforzare la competitività tecnologica dell’economia italiana. Al suo capitale partecipano aziende leader come Enel, Eni, Intesa Sanpaolo, Leonardo, Tim e Unioncamere, e al suo consiglio partecipano Mid, Mise, Miur, MUR, P.A. ed Esteri. Presidente è l’ex ministro e poi Presidente del CNR, Luigi Nicolais, e da un anno direttore generale è Paolo Di Bartolomei.
<<L’Innovazione in questa fase di ripresa nazionale può e deve avere un effetto dirompente per il nostro Paese, rompere gli schemi. Cotec intende partecipare con il proprio contributo di idee e di programmi, offrendo soluzioni sugli strumenti da adottare>> dice Di Bartolomei. La Fondazione Cotec – il cui presidente onorario è il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel 2019 ha partecipato al XIII Symposium europeo – che svolge azioni di coordinamento tra lo Stato e le istituzioni locali, le aziende e gli istituti di ricerca.
E quindi promuove studi in vari campi dell’innovazione per sostenere la formulazione di nuove politiche per promuovere la competitività tecnologica e scientifica italiana. <<Il nostro obiettivo è essere una piattaforma di saperi ed esperienze attorno a cui creare un confronto trasversale, anche a livello europeo>> ha aggiunto il dg, ricordando lo stretto legame con due fondazioni “gemelle”, la Fundación Cotec della Spagna e Associação Cotec del Portogallo: insieme sono impegnate a rappresentare presso l’Ue gli interessi dei paesi del Mediterraneo sulle politiche e le azioni a sostegno dell’innovazione. Oggi Cotec è impegnata su vari filoni di studio. Anzitutto la pubblica amministrazione, cuore di molti dei ritardi del Paese. <<Il Recovery found destinerà risorse nel processo di ammodernamento della burocrazia: il tema quindi non sono i soldi, ma i progetti e i processi collegati per un loro efficace utilizzo. Rendere la pubblica amministrazione volàno di sviluppo eliminando gli ostacoli burocratici è difficile ma ora è anche possibile, introducendo dei processi di digitalizzazione in tutti i settori, e penso anche a giustizia, istruzione e sanità>> ha precisato Di Bartolomei. Un progetto che non pensa solo alle “macchine”, ma alle risorse umane, fattore fondante di ogni innovazione. Poi nell’agenda Cotec c’è il progetto “Intelligenza Artificiale: le grandi aspettative – comprendere l’IA ed imparare ad utilizzarla”, d’intesa con il Ministero per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione, in collaborazione con l’Università Roma Tre e con il patrocinio del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio.
Tre i filoni di azione: un report sull’IA nella P.A. da realizzare con il lavoro di una task force di esperti, l’attività – già avviata – di un processo di alfabetizzazione attraverso un corso di 60 ore online (agli studenti universitari Roma Tre riconoscerà crediti formativi) con intento divulgativo sugli elementi di base della conoscenza dell’intelligenza artificiale, collegato anche con il mondo della scuola, e infine un programma di workshop tematici sul rapporto tra intelligenza artificiale e privacy, mondo del lavoro, pmi e P.A. infine il prossimo 24 febbraio sarà presentato un rapporto sulla Open Innovation realizzato insieme all’Università Luiss e la Fondazione Enel, che indaga sull’influenza del fattore umano per la riuscita dei progetti di innovazione aperta.
<<Senza una forte attenzione propositiva al fattore umano non si raggiungono dei veri risultati, questa è una delle maggiori sfide delle grandi organizzazioni. E ciò è vero oggi ora più di un anno fa, prima della pandemia, del lockdown e della riorganizzazione dei processi aziendali. Si parla di smart working, che in molte aziende era già partito per la verità, ma quello che è stato fatto a tappeto in tutto il paese è lavoro a distanza. Affinché il nuovo lavoro diventi davvero “smart” si deve incidere proprio sul fattore umano, con uno spirito di innovazione>> ha concluso Di Bartolomei.

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