“Per superare la crisi servono efficienza e innovazione”. PArola non di un guru dell’MIT o, per venire in Europa, della London school of economics, gente che questi concetti li predica. Ma di Steve Ballmer, grande capo della Microsoft, uno che le sacre regole per affrontare le congiunture negative e anticipare i bisogni dei consumatori le pratica. Nallmer è calato in Europa rispolverando il carattere del giocatore di football americano, sua passione giovanile, ed è andato dritto verso la linea di meta: “Non abbiamo mai investito tanto come ora” Perchè vogliamo arrivare primi con nuovi prodotti quando ci sarà la ripresa”.
Bella lezione di imprenditoria vissuta. Certo, beato lui che può permetterselo. La crisi avrà colpito pure la Microsoft, che nel trimestre aprile-giugno ha visto scendere i ricavi del 17%, ma un gigante da 58,4 miliardi di dollari non ha problemi a reperire le risorse per realizzare i piani di sviluppo. Niente a che vedere con i nostri industriali, alle prese con le banche che chiudono loro i rubinetti. E l’innovazione dalle parti di Redmond, è qualcosa di insito nel Dna, non una necessità emersa negli ultimi 5-10 anni per sopravvivere. Insomma, Brambilla sta a Ballmer come la Grigna all’Everest. In fondo, però, la realtà non cambia di molto. E identiche sono le ricette, per i grandi e per i piccoli, se si vuole uscire indenni, anzi più forti, dalla bufera: investire in ricerca, acquisire vantaggi competitivi sulla concorrenza, alzare il valore aggiunto, puntare sulle vere innovazioni, quelle che cambiano i riferimenti del mercato. Le imprese italiane avevano cominciato a capirlo verso la metà di quest’ultimo decennio: l’euro costringeva agli esami di coscienza, finiti gli scherzetti delle svalutazioni della lira, i temuti cinesi bussavano alle porte. Il processo è partito e, benchè lentamente, è andato avanti fino al deflagrare della recessione. “Forse per la prima volta i segnali positii superavano quelli negativi”, spiega Riccardo Viale, direttore generale di Fondazione Cotec, che il 20 ottobre ha presentato il Rapporto annuale sull’innovazione, la miglior fotografia dell’Italia pre-crisi. “Gli investimenti delle aziende in R&S nel periodo 2004-2008 sono passati da 7,9 a 8,9 miliardi di dollari. I ricercatori interni alle imprese sono saliti da 27.594 a 33.789. La nostra partecipazione al 7° Programma quadro della Commissione Europea è allineata con quella dei maggiori paesi”.

Sandro Mangiaterra

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