Se con l’invenzione delle cialde e di nuove macchine è ormai possibile gustare un espresso italiano non solo a Napoli o a Torino, ma anche in un ufficio di Nuova Dehli o in un albergo di Rio de Janeiro, ciò si deve in larga parte alla capacità di innovazione. Continua evoluzione tecnologica, innanzitutto, ma anche culturale, che pone il prodotto non solo in una dimensione merceologica, ma anche in quella emozionale, come simbolo di uno stile di vita, nella tradizione del miglior Made in Italy.

Potenziare e qualificare l’attività di ricerca è quindi uno dei passaggi chiave per mantenere competitività e alti standard qualitativi, a maggior ragione in un prodotto tradizionale come il caffè espresso. Peraltro, si pone oggi con forza per tutta la filiera agroalimentare, italiana ed europea, l’esigenza di aumentare l’intensità dei propri investimenti in R&S, se si vogliono mantenere quei caratteri distintivi nei modelli di consumo e lifestyle che ci sono invidiati nel mondo.
Una realtà come Lavazza, con un’esperienza nel settore del caffè che affonda le sue radici in oltre 110 anni di storia e con un marchio emblematico nel panorama dell’industria alimentare internazionale, persegue questa filosofia. Un approccio ai temi dell’innovazione e della crescita coerente con il paradigma della cosiddetta “Tripla Elica”, che vede l’impresa sempre più impegnata in un circolo virtuoso di collaborazione con il mondo accademico ed istituzionale.
Proprio in questa logica, l’accordo siglato all’inizio del 2009 tra Lavazza ed il Politecnico di Torino è un’alleanza significativa e per molti vesi inedita. Innanzitutto perchè testimonia un forte legame con il territorio, ma anche perchè si tratta del primo accordo siglato dal Politecnico di Torino con un’azienda del comparto agroalimentare. Una vera e propria partnership fondata su tre pilastri: ricerca e sviluppo innanzitutto, ma anche attività di consulenza e formazione. Perimetri di stretta collaborazione per conseguire risultati importanti sui temi strategici per l’azienda e per l’intero mercato: qualità e sicurezza alimentare, tracciabilità e rintracciabilità, ottimizzazione dei cicli produttivi e dei materiali impiegati.
Con l’ambizioso obbiettivo di anticipare le direttive Ue sulla sostenibilità, tema trasversale a ogni fase del processo produttivo, dagli impianti al packaging, il protocollo tra Lavazza e Politecnico di Torino prevede una collaborazione continuativa di ben cinque anni, aspetto di per sè già innovativo rispetto ai più comuni e frequenti incarichi “spot” confinati nel perimetro del singolo progetto di ricerca. Una durata che permetterà in particolare di esplorare insieme anche campi apparentemente lontani dalle applicazioni agroalimentari (come ad esempio l’information technology, le nanotecnologie e l’eco-design), ma che potrebbero riservare sviluppi molto interessanti, analogamente a quanto avviene in altri settori industriali ad alta tecnologia.
Sul piano specifico della formazione, l’innovazione continua delle competenze è condizione essenziale per la crescita globale intrapresa da Lavazza. In questo ambito, potranno essere avviati master dedicati ai giovani talenti dell’impresa e percorsi mirati di aggiornamento. Allo stesso tempo, Lavazza contribuirà all’attività didattica del Politecnico con l’offerta di applicazioni pratiche per tesi di laurea, stage o percorsi triennali per il dottorato di ricerca.
Un’attività di consulenza, infine, orientata all’efficienza energetica degli impianti, all’innovazione nei processi produttivi e nella gestione delle complessità del sistema logistico, per realizzare concretamente nei diversi ambiti aziendali i principi di sostenibilità ed economicità.
Sapere coniuagare alle proprie radici storiche e alla qualità dei propri prodotti continui investimenti in attività di ricerca, aprendosi all’esterno, è dunque una strada da battere con convinzione. Per generare innovazione, sviluppo tecnologico e una crescita duratura.

Paolo Corradini, Direttore Rapporti Istituzionali di Lavazza

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