Dai primi giacimenti petroliferi offshore, risalenti a circa mezzo secolo fa, alle più recenti windfarm offshore, strutture per la generazione di energia eolica, non ha fatto che ampliarsi la varietà di infrastrutture costruite in mare. I settori investiti sono i più diversi. Parliamo dell’estrazione di idrocarburi, certo, ma anche dell’installazione di cavi per le telecomunicazioni e per il trasporto di energia, di infrastrutture per la protezione delle coste, o ancora di archeologia subacquea, solo per citare alcuni esempi. Applicazioni per le quali è necessario disporre, in tutte le fasi del progetto, di una conoscenza accurata dell’ambiente marino di riferimento.
Fare oceanografia industriale, nella sua accezione più moderna, significa proprio questo: studiare in ogni suo aspetto l’ambiente di installazione delle infrastrutture marine per fornire a chi progetta e costruisce tutte le informazioni necessarie per operare in qualità, sicurezza e, aspetto non trascurabile, con un costante impegno di salvaguardia ambientale. Rilevando l’andamento del fondo e del sottofondo marino, la circolazione della masse d’acqua, così come le caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche del tratto di mare in cui si prevede di costruire.
Lo sviluppo tecnologico del settore, che ha vissuto una decisa crescita negli ultimi anni, ci permette oggi di utilizzare una gamma di strumenti piuttosto vasta. Prime fra tutte le tecnologie di elettroacustica subacquea, i cosiddetti sonar: dispositivi di prospezione sottomarina che sfruttano le proprietà delle onde acustiche, che in ambiente acquatico si propagano molto meglio che in aria. Ancora, le tecnologie di robotica sottomarina: veri e propri veicoli subacquei, autonomi oppure comandati da remoto, progettati per eseguire rilievi e operazioni di diversa natura. Fino alle tecnologie satellitari, che spaziano dal GPS alle tecnologie di telerilevamento e che promettono ulteriori evoluzioni tecnologiche da qui ai prossimi anni.
La nascita di Oceanix, avvenuta nel 2006, deriva dalla consapevolezza, acquisita in due decenni di esperienza sul campo dei suoi soci fondatori e comune a molte delle imprese del settore, di poter utilizzare metodologie e competenze oceanografiche al servizio di un ampio spettro di applicazioni. Un apporto necessario in qualunque fattispecie in cui si palesi la necessità di rendere (fuori da ogni gioco di parole) trasparente il mare. Gli esempi sono numerosi, e vanno dagli studi di fattibilità tecnica, come quello effettuato per l’installazione di un collegamento elettrico sottomarino nel mar Adriatico, ai rilievi geofisici per la costruzione di un terminale idrocarburi nel mar dei Carabi, fino ai rilievi batimetrici (studi morfologici dei fondali) per monitorare la costruzione di un’opera di protezione costiera in Sardegna.
Sono poi diverse le applicazioni di frontiera che permettono di gettare un sguardo sulle prossime evoluzioni del settore. Una tra queste, il progetto Marinet, un’importante iniziativa che Oceanix sta realizzando in collaborazione con altre aziende ed enti di ricerca per la creazione di una rete multiparametrica di sensori sottomarini per applicazioni scientifiche e commerciali, che prevede l’impiego di tecnologie altamente innovative come il wireless acustico e i sensori in fibra ottica. O ancora l’utilizzo della tecnologia Lidar (Laser Imaging Detection and Ranging) per l’esecuzione di rilievi dell’ambiente marino e costiero da una piattaforma aerea.
Questi ultimi due progetti scaturiscono, come detto, dalla collaborazione di Oceanix con altre realtà del settore, imprese ma anche centri accademici e di ricerca. Iniziative nate nell’ambito del Business Innovation Centre (Bic) della Città della Scienza di Napoli, presso il quale, tra le altre, ha sede Oceanix. Un’esperienza che insegna come interagire con aziende specializzate in ambiti complementari, così come poter usufruire del trasferimento di conoscenza generato dai rapporti con istituti e dipartimenti universitari attivi nella ricerca, permetta di raggiungere risultati di alto livello. Al punto che le imprese afferenti al BIC, specializzate in ICT, comunicazione e servizi innovativi per l’ambiente, hanno recentemente inaugurato un network, Area Tech Coroglio, per la promozione, tra le altre iniziative, di importanti progetti congiunti. Un’ulteriore testimonianza di come i processi di integrazione tra competenze complementari possano costituire una forte spinta propulsiva per la generazione di innovazione tecnologica.


Francesco Fevola, Fondatore e amministratore delegato di Oceanix Srl.


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